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Digital divide: cosa significa, come superarlo e perché ci riguarda da vicino

Digital divide: cosa significa, come superarlo e perché ci riguarda da vicino

Qual è l’impatto dell’esclusione digitale sulla popolazione e in che modo la situazione si sta evolvendo? Un’analisi sul digital divide oggi. 

Nell’era della digitalizzazione, l’inclusione passa anche attraverso la rete. Lavoro, formazione e rapporti sociali si svolgono in duplice forma: le azioni e le interazioni nel mondo fisico sono sempre più affiancate da quelle nel cyberspazio. 

Non c’è da stupirsi, allora, se l’impossibilità di connettersi a internet corrisponde, di fatto, all’esclusione da opportunità lavorative e sociali.

È una realtà così evidente che il Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite ha definito internet come “uno dei diritti fondamentali dell’uomo nell’era moderna”, sottolineando la necessità di ridurre il digital divide che ancora oggi penalizza molte fasce di popolazione. 

Ma cos’è esattamente il digital divide? In che modo ci riguarda da vicino e come possiamo superarlo? Scopriamolo. 

Cos’è il digital divide

Digital divide – o divario digitale – è un’espressione utilizzata per descrivere le disuguaglianze tra chi può facilmente accedere ai servizi di connettività e chi non può usufruirne. Dietro una definizione all’apparenza semplice, però, esistono molteplici realtà e problematiche da tenere in considerazione.

Quali sono le cause del digital divide

Le cause del digital divide possono essere diverse: carenza di infrastrutture per l’accesso alla rete, indisponibilità dei device necessari per la connessione, o scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie. 

L’assenza di connettività, in particolare, è tra gli elementi che hanno concorso al fenomeno dello spopolamento che ha interessato negli ultimi decenni numerosi piccoli Borghi, le cosiddette “Aree Bianche”, ossia le zone più marginali e poco popolose. 

Il digital divide, in questi casi, agisce da vero e proprio fattore esclusivo sulla popolazione, con conseguenti danni socio-economici per i piccoli Comuni dove i servizi di connettività sono più carenti. 

Il digital divide come causa di esclusione sociale: esempi pratici

Un’azienda localizzata in un’area dove sia presente un’infrastruttura di rete in fibra ottica potrà facilmente usufruire di tutte le possibilità offerte dalla community digitale. 

Parliamo degli scenari più comuni: dalle riunioni online con fornitori e dipendenti all’utilizzo di archivi condivisi e spazi cloud per i documenti, ma anche pratiche che stanno diventando sempre più diffuse negli ultimi anni, come la formazione online o l’abilitazione allo smart working

Lo stesso esempio può essere applicato alla scuola: la disponibilità di connessioni ultraveloci mette gli Istituti e gli studenti in condizione di poter trasporre online le lezioni in maniera fluida ed efficace. Lo abbiamo sperimentato in particolare durante l’era del Covid 19, quando la DAD è diventata una necessità ed è cresciuta la consapevolezza dell’importanza di una connettività ultraveloce ed affidabile. 

Abbattere il digital divide: interventi necessari

Per ridurre il digital divide è necessario agire su più fronti. Da un punto di vista culturale, bisogna educare le persone a un utilizzo corretto e consapevole dei device che permettono l’accesso alla rete, mentre da un punto di vista economico occorre veicolare iniziative che supportino l’accesso alla connettività a banda ultra larga per i redditi più bassi. In tal senso il Governo si sta muovendo con piani dedicati e voucher per sostenere la transizione digitale tra tutte le fasce di popolazione.

Sono poi fondamentali interventi estensivi da un punto di vista infrastrutturale per l’adeguamento della rete internet all’evoluzione della tecnologia e quindi al passaggio dal rame alla fibra ottica, che a oggi è l’unico mezzo di trasmissione in grado di raggiungere la velocità di 1 Gigabit al secondo. L’impresa, nelle zone meno popolose, richiede sia un intervento pratico – cablaggio e connessione delle abitazioni – che un sostegno economico per la realizzazione della rete. Per questo motivo il Governo ha varato il cosiddetto Piano BUL nell’ambito della  Strategia Italiana per la banda ultra larga, per favorire la realizzazione di un’infrastruttura diffusa su tutto il territorio nazionale. 

Il ruolo di Open Fiber nella riduzione del digital divide in Italia

Open Fiber è in prima linea in questo processo: nelle città grandi e medie, le cosiddette aree nere, sta realizzando con investimento diretto una rete FTTH. Nelle aree bianche, le zone rurali e meno popolose oggetto del piano BUL, l’Azienda si è aggiudicata i Bandi Infratel per la costruzione e manutenzione di un’infrastruttura a banda ultra larga che resta di proprietà pubblica. 

A oggi Open Fiber ha coperto oltre 14.6 milioni di unità immobiliari e la commercializzazione dei servizi di connettività è aperta in 220 città di grandi e medie dimensioni e in oltre 4.100 piccoli Comuni.

Open Fiber ha inoltre connesso decine di migliaia di istituti scolastici e sedi della Pubblica Amministrazione, per garantire maggiore accesso ai servizi digitali per cittadini e studenti. Infine, l’azienda ha messo in atto diverse iniziative solidali per dotare di dispositivi intelligenti alcune realtà particolarmente penalizzate dal digital divide

Piccoli ma decisivi passi verso la considerevole riduzione del divario digitale che colpisce ancora la nostra popolazione.

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