La digitalizzazione cambia anche le modalità di trasmissione di cultura, conoscenza e del patrimonio culturale e storico dell’umanità. Scopriamo come, in occasione della Giornata mondiale del patrimonio audiovisivo.
In un mondo sempre più interconnesso, la memoria digitale è diventata una parte fondamentale della memoria umana, testimone dei nostri progressi, invenzioni e intuizioni.
È proprio questo che ci ricorda la Giornata mondiale del patrimonio audiovisivo: la trasformazione digitale non riguarda solo l’innovazione tecnologica, ma anche la custodia dell’eredità dell’umanità.
Per l’UNESCO e per molte altre istituzioni culturali, i documenti audiovisivi rappresentano una parte essenziale del patrimonio culturale mondiale, vere e proprie testimonianze della nostra civiltà. Tuttavia, sono un bene fragile: possono deteriorarsi, essere cancellati o diventare illeggibili con il passare del tempo e l’evoluzione della tecnologia.
Per questo motivo è fondamentale digitalizzarli, conservarli e renderli accessibili, affinché le tracce del passato continuino a vivere nel presente e nel futuro.
Dalla pellicola al cloud: l’evoluzione della custodia del patrimonio audiovisivo
Dalla nascita del cinema e della fotografia, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, l’uomo ha iniziato a fissare su supporti fisici immagini, emozioni e ricordi.
Nel 1895 i fratelli Lumière segnarono l’inizio del cinema moderno, e le prime fotografie su lastre di vetro e pellicola in celluloide, permisero di immortalare la realtà con una fedeltà mai vista prima. Furono proprio quelle immagini in bianco e nero a porre le fondamenta del nostro patrimonio visivo e sonoro.
Con il passare dei decenni, la tecnologia ha trasformato il modo di produrre e conservare le immagini in movimento: dal cinema muto di Charlie Chaplin degli anni ’20, all’arrivo della televisione e dei nastri magnetici negli anni ’50, fino ai supporti ottici come CD, DVD e Blu-ray. Ogni passaggio ha cambiato il nostro rapporto con il racconto per immagini.
Chi è cresciuto negli anni ’90 ricorda bene le videoteche di quartiere, il profumo delle custodie di plastica, le videocassette e i film da guardare in famiglia con una generosa porzione di popcorn al burro fatti in casa. Un’atmosfera oggi quasi scomparsa: quei supporti, con una vita media di appena qualche decennio, sono stati sostituiti dallo streaming e dagli archivi nel cloud. Ma anche il digitale non è eterno: i file devono essere copiati, migrati e protetti per non scomparire.
Ecco perché la fibra ottica e i sistemi di conservazione in rete non sono solo un progresso tecnologico, ma una nuova forma di tutela della memoria collettiva.
Non solo cinema: l’intero patrimonio artistico è on-demand
Dopo 41 anni di attività, MTV spegnerà le sue reti musicali in Europa: una notizia che segna la fine di un’epoca per intere generazioni cresciute davanti ai suoi videoclip: per gli adolescenti degli anni ’90 e 2000 non era solo un canale televisivo, ma una finestra aperta sulla cultura pop, la musica internazionale e sui linguaggi visivi che hanno plasmato l’immaginario di un’epoca.
Oggi il programma cede il posto a piattaforme digitali come Spotify, TikTok e YouTube, nuovi protagonisti dell’intrattenimento. È un cambiamento che lascia un velo di nostalgia, ma racconta anche una trasformazione inevitabile: la musica, i programmi TV e le immagini si fruiscono on-demand, quando e dove vogliamo. Un cambiamento che, grazie alla fibra ottica e alle nuove infrastrutture digitali, permette di accedere a un patrimonio sonoro e audiovisivo sterminato e in continua evoluzione.
Fibra ottica come autostrada della memoria digitale
In questo scenario la tecnologia della fibra FTTH assume un ruolo fondamentale per l’abilitazione dei servizi digitali più avanzati. Invisibile e ultraveloce, la fibra ottica trasferisce in un istante immagini e suoni che un tempo percorrevano chilometri. Un flusso di luce che rende lo scambio di dati più rapido, stabile e sicuro.
Inoltre, accanto alle grandi infrastrutture del cloud, si stanno diffondendo gli Edge Data Center, hub digitali distribuiti sul territorio e fondamentali per l’archiviazione dei contenuti.
Queste strutture, posizionate ai “bordi” della rete, permettono l’elaborazione locale dei dati, riducono i tempi di accesso e garantiscono una conservazione efficiente e sicura. La memoria digitale, così, non è più concentrata in pochi server centrali, ma vive in una rete diffusa e resiliente.
Open Fiber e la rete del futuro, al servizio del patrimonio audiovisivo
Emerge in modo sempre più evidente il ruolo chiave della fibra ottica nello sviluppo del Paese e delle comunità. Questa infrastruttura rappresenta non solo la base su cui costruire un futuro solido, connesso e sostenibile, ma anche il fondamento della memoria collettiva del Paese, quella che conserva e rende accessibili le storie, le immagini e le voci del nostro tempo.
Diffondere la connessione ultraveloce in Italia significa offrire a tutti pari opportunità di accesso ai servizi più avanzati: un impegno che guarda al futuro e che, allo stesso tempo, contribuisce a preservare e valorizzare il patrimonio audiovisivo nazionale.
Un tempo le famiglie si riunivano sul divano per guardare l’ultimo film noleggiato; oggi la cultura e l’intrattenimento scorrono nel cloud, tra le piattaforme di streaming.
Scopri come sosteniamo l’innovazione del Paese e promuoviamo lo sviluppo di una rete che connette cultura, intrattenimento e memoria, mantenendo viva la nostra storia.