TECNOLOGIA E INNOVAZIONE

Giornata dell’Internauta: 32 anni dalla prima visita di un sito web

Giornata dell’Internauta: 32 anni dalla prima visita di un sito web

Il 23 agosto 1991 un utente si collegava per la prima volta a un sito web. Come è cambiato internet da allora e cosa ci aspetta nei prossimi anni?

Il 23 agosto 1991 si scriveva un capitolo fondamentale della storia delle telecomunicazioni: per la prima volta un utente accedeva a un sito web. Per ricordare quel primo click, il 23 agosto di ogni anno si festeggia la Giornata dell’internauta

In questo articolo ripercorriamo le tappe fondamentali della storia del web e guardiamo anche al futuro, un futuro in cui la fibra ottica gioca un ruolo fondamentale.

1991: il primo sito web è online

Il primo website della storia venne messo online il 6 agosto 1991, dopo due anni di lavoro degli informatici Tim Berners-Lee e Robert Caillau, impiegati presso il CERN Di Ginevra

Il sito, che è ancora disponibile all’indirizzo info.cern.ch, fu il primo portale a sfruttare il protocollo HTTP e il linguaggio HTML. Si trattava di una pagina informativa strutturata in un modo mai visto prima. Grazie alla creazione di un sistema di link ipertestuali, non era più necessario leggere tutti i contenuti in sequenza ma gli utenti potevano muoversi da una sezione all’altra in base alle loro esigenze.

Una volta realizzato, Berners-Lee cominciò a diffondere la notizia dell’esistenza del portale e del software alla sua rete di conoscenze non necessariamente scientifiche: era sicuro che anche utenti non impegnati come ricercatori avrebbero trovato la novità interessante. Inutile dire che la sua intuizione cambiò la storia. 

Dopo 17 giorni, il 23 agosto, un utente esterno raggiunse il portale: quel click è stato l’inizio dell’era digitale.

Gli anni ‘90 e la diffusione del web

L’ultimo decennio del XX secolo vede la rapida diffusione del web nelle nostre case, al punto che fu necessario coniare un termine per definire gli utenti: internauti

Mosaic, il primo browser economicamente accessibile, fu sviluppato alla fine del 1992 e permise l’accesso alla rete da parte dei cittadini. Per il collegamento si impiegavano modem da 56 Kbps, che utilizzavano il segnale analogico della linea telefonica e che rimasero in voga fino ai primi anni 2000. 

Il 30 aprile 1993, il CERN rilasciò il codice sorgente alla base della nuova rete globale – il World Wide Web – permettendo a chiunque ne avesse le competenze di creare server, client e browser. La diffusione del web divenne inarrestabile: dai circa 25mila siti online nel 1995, alla fine del decennio era stata già abbondantemente superata la quota di 1 milione di website.

Gli anni 2000: l’avvento dei social e della banda larga

Gli anni 2000 videro la nascita di piattaforme web destinate a rivoluzionare il concetto di media industriale. Fino ad allora, i grandi media erano unidirezionali: giornali, televisione e cinema permettevano soltanto a chi aveva adeguati mezzi economici di esprimere opinioni e diffondere informazioni. 

Con l’avvento dei social, questo concetto viene capovolto: all’improvviso la produzione di contenuti è accessibile a tutti e diventa interattiva. Sulle piattaforme si creano dibattiti in maniera rapida e intuitiva. 

I primi forum erano affollati di utenti che si confrontavano sugli argomenti più disparati. Gli internauti avevano finalmente la possibilità di caricare materiale fotografico, video, documenti e condividerli in rete. 

C’era il microblogging di Twitter, il fotosharing di Flickr e più tardi di Instagram o il videosharing di YouTube e Vimeo. Altre piattaforme, come Facebook e MySpace, erano dei veri e propri contenitori, mentre Wikipedia consegnò al mondo una vastissima enciclopedia collaborativa. 

Questo cambio di rotta nel mondo delle telecomunicazioni ha riscritto molte delle dinamiche esistenti. Il mondo dell’informazione, dell’intrattenimento, della pubblicità e del marketing ormai si confrontava faccia a faccia con il proprio target, raccogliendo in tempo reale commenti e feedback.

Per supportare la mole di dati che venivano scambiati quotidianamente, era necessaria una banda sempre più larga e veloce. Così nacque la linea ADSL con i suoi 640 Kbps in download che aumentarono gradualmente nel corso del tempo. 

Anni 2010: internet mobile e mestieri digitali

Se nel 2011 furono creati circa 350mila siti, l’anno successivo la cifra è quasi raddoppiata. 

Si affermarono nuovi mestieri digitali: il mercato del lavoro aveva bisogno di developer, content creator, data analyst, ecommerce specialist, esperti di cybersecurity e moltissime altre nuove professioni. Ormai il web era un mezzo con il quale lavorare, informarsi, esprimersi e intrattenersi.

Non solo: essere connessi e raggiungibili era necessario anche fuori casa. Dopo le prime connessioni mobili nate alla fine degli anni ‘90, e il primo smartphone touch a metà degli anni 2000, negli anni 2010 gli smartphone si imposero come complemento fondamentale delle nostre vite

Grazie a tariffe più accessibili, alla diffusione del 4G e alla creazione di dispositivi in diverse fasce di prezzo, anche il web era destinato a diventare smart

La fibra ottica e il digital divide

La mole di informazioni e materiale prodotti online ogni giorno cresceva in maniera esponenziale e, per poterla gestire, era necessaria sempre più banda. Nel corso degli anni 2010, le connessioni in rame divennero obsolete e furono soppiantate da quelle a banda ultra larga che sfruttavano la fibra ottica. 

Di pari passo con la digitalizzazione dei servizi e dei mestieri, il digital divide assunse sempre più le caratteristiche di un problema sociale fortemente discriminante. Poter usufruire di connessioni a banda ultra larga era un requisito necessario per cogliere tutte le opportunità e i servizi offerti dal web. 

È in questo decennio, precisamente nel dicembre 2015, che Open Fiber è stata fondata, allo scopo di creare un’infrastruttura ultraveloce in tutte le regioni per abbattere il digital divide.   

Anni 2020: cosa ci aspetta?

Gli anni 2020 si sono aperti con una sfida. Le restrizioni dell’era Covid ci hanno messo di fronte alla necessità di connessioni performanti e stabili per permettere all’economia di continuare a girare. Tutti i servizi pubblici sono stati digitalizzati, lo smart working è diventato una pratica regolare e gli studenti si sono confrontati con la DAD. 

La transizione digitale è diventata una necessità e le opportunità offerte dal web non sono mai state così evidenti. Si stima che, attualmente, il 64% della popolazione mondiale utilizzi quotidianamente internet. Di questi, il 92% accede da mobile. 

Con questa base di partenza, possiamo aspettarci che la necessità di banda continui a crescere per sostenere una realtà parallela digitale sempre più interconnessa con il nostro quotidiano. La diffusione del 5G supporterà la banda ultra larga su mobile e nuove infrastrutture ibride permetteranno di raggiungere ogni cittadino. 

Ma alla transizione digitale si affianca anche la più grande sfida del decennio: contrastare il cambiamento climatico e implementare soluzioni ecosostenibili. 

È in quest’ottica che il lavoro di Open Fiber si pone come soluzione alle esigenze degli anni a venire. La fibra FTTH, con i suoi 10 Gbps è la tecnologia più performante in termini di trasmissione dati ma è anche un fattore abilitante di pratiche e circoli virtuosi per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030

La fibra ottica, infatti, è ecosostenibile in ogni fase del suo ciclo vitale, ed è in grado di supportare realtà come le smart city e l’economia circolare. Inoltre, essendo future-proof, cioè realizzata per non diventare obsoleta con i futuri sviluppi tecnologici, possiamo aspettarci che la fibra FTTH ci supporterà per diversi decenni.