Gli esport sono un fenomeno mondiale sorretto da un giro di affari milionario. Eppure manca ancora una normativa ufficiale.
44 milioni di spettatori collegati in diretta contemporaneamente e un’arena piena fino a scoppiare. Non stiamo parlando del Superbowl o della Coppa del Mondo, ma della finale del Campionato Mondiale di League of Legends. Lo scorso 10 novembre, lo scontro tra il team spagnolo G2 e i cinesi della FunPlus Phoenix ha praticamente fatto esplodere Parigi. Secondo Business Insider, durante l’intera stagione il torneo è stato seguito da circa 100 milioni di persone. Numeri da capogiro, ancora di più se si pensa che una realtà come quella degli esport è ancora oggetto di discussione quando si tratta di regolamentarla.
Il grande dibattito: sport oppure no?
Si parla di sport elettronici, ma sono sport oppure no? Forse manca la componente prevalentemente muscolare che associamo all’idea di sport per definizione, ma non è una realtà poi così diversa. Anche qui ci sono di mezzo allenamento, talento, aggregazione e gioco di squadra. Anche qui ci sono arene, seppur virtuali, spesso gremite. E anche qui ci sono introiti economici e possibilità di investimenti pubblicitari da non sottovalutare.
Quello degli esport sta diventando un vero fenomeno di massa sorretto da un giro di affari milionario. Le fanbase più consistenti si dividono tra Corea del Sud, Cina e Stati Uniti, ma anche l’Italia sta registrando una crescita di pubblico notevole. Attualmente ci sono circa 260.000 avid fan che seguono gli eventi quotidianamente, ma i numeri salgono a circa un milione se si considera l’intera fanbase.
Eppure, quando si tratta di normative, gli esport sembrano essere relegati in una zona d’ombra dove non c’è nulla di stabilito. A cominciare dalla stessa definizione che raccoglie sotto la dicitura di “videogioco” quelli che sono molti ambiti diversi.
Esport e regole: la situazione attuale
In tutto il mondo sono attivi moltissimi campionati ufficiali, alcuni dei quali fruttano compensi stellari ai gamer professionisti. I generi variano da simulatori come FIFA a giochi strategici, sparatutto, e persino classici intramontabili come Tetris.
La questione è stata affrontata lo scorso ottobre al Festival dello Sport di Trento. Ormai è fondamentale creare un’infrastruttura normativa ufficiale per favorire la crescita di questo settore. Solo in questo modo sarà possibile dare dignità a un mondo dalle grandi potenzialità economiche e aggregative. Ancora di più visto che alle Olimpiadi di quest’anno ci saranno anche tornei di Street Fighter e Rocket League.
Poiché non esiste una normativa ufficiale, sono le associazioni di categoria a occuparsi di stabilire le regole delle competizioni. In Italia questo compito spetta alla GEC, Giochi Elettronici Competitivi, un ente riconosciuto dal CONI. A livello mondiale, invece, l’associazione più importante è la WESA, World ESport Association. Ma anche la WESA, nelle sue regolamentazioni, si è rifatta a un’altra associazione mondiale, la World Anti Doping Agency, WADA, che opera nel campo degli sport tradizionali. Una scelta ragionata visto che, se gli esport venissero ufficialmente riconosciuti come sport, sarebbe proprio la WADA a occuparsi di regolamentarli.
Una normativa per gli esport, i punti da coprire
Quando si organizza un torneo sono moltissime le cose da stabilire. Il regolamento deve dar conto della natura dei premi, dei contratti dei giocatori e l’organizzazione delle gare, ma non solo. Poiché tutto si svolge nel mondo virtuale, è importante stabilire regole applicabili alle situazioni tipiche di questo mondo. Quindi bisogna decidere quale piattaforma verrà utilizzata per le partite e quali per la condivisione dei contenuti. Inoltre c’è da stabilire un codice di comportamento, tenere d’occhio condotte che istigano all’odio o al cyberbullismo, e soprattutto tutelare i dati dei partecipanti ed evitare furti di identità. Non solo: bisogna anche regolamentare le sponsorizzazioni e gli investimenti in pubblicità e marketing. È un lavoro fondamentale per aiutare questo settore a svilupparsi.
Gaming e fibra FTTHFTTH "Fiber to the Home" è la tecnologia che collega i POP, siti nelle centrali, alle unità immobiliari degli utenti finali con la fibra ottica., come aiuteremo gli esport a crescere
Noi di Open Fiber abbiamo particolarmente a cuore il mondo del gaming e degli esport. È anche per loro che stiamo realizzando l’infrastruttura in fibra otticaFibra ottica È un cavo realizzato con una fibra di vetro attraverso il quale viene trasmesso un segnale luminoso anche su grandi distanze per l’accesso di reti a banda larga. Rispetto ai cavi in rame, la fibra ottica è in grado di trasmettere segnali molto più velocemente, fino a 40 Gigabit al secondo. È, pertanto, ideale per grandi quantità di dati da trasferire rapidamente; è inoltre insensibile alle interferenze esterne (interferenze elettromagnetiche, variazioni di temperatura, ecc.). Mentre la velocità, la qualità e la sicurezza della trasmissione dei dati sono indubbiamente i vantaggi della fibra ottica, il costo elevato della loro installazione costituisce uno svantaggio limitante per chi realizza la rete. Leggi la news per saperne di più: “Fibra ottica, cos’è e come funziona”. che connetterà tutti i comuni del territorio nazionale. Perché i videogiocatori italiani possano essere competitivi a livello mondiale, una connessione di tipo FTTH è necessaria. La fibra fino a casa, infatti, è la soluzione più performante in termini di velocità di trasmissione dati e di stabilità.
Una connessione scadente può penalizzare un giocatore molto più delle scarse abilità di gioco. Non avere il controllo di un personaggio o dell’ambiente di gioco a causa del lag, il ritardo nella trasmissione dei dati, può rendere frustrante l’esperienza del gaming. Noi di Open Fiber vogliamo aiutare questo settore ad affermarsi e lo stiamo facendo nel modo che ci riesce meglio: potenziando le infrastrutture che lo sostengono.
Il compito di stabilire regole lo lasciamo alla WADA. Noi nel frattempo pensiamo a connettere i giocatori.